Selezione Hip Hop di Luglio
Abbiamo preparato delle brevi recensioni per guidarvi all’ascolto di alcuni dei migliori progetti Hip-Hop del mese, selezionati per voi dalla redazione di Throw Up Magazine. Sintonizzatevi sulle nostre playlist di Spotify e… Buon ascolto!
Il leggendario producer e DJ dei Cypress Hill, DJ MUGGS, ormai possiamo dire che si trovi in una sorta di trance agonistica. Infatti, la quantità e qualità di progetti prodotti nell’ultimo paio di anni dal “gran maestro” di Soul Assassins, crediamo non abbia paragoni nell’intera industria musicale. Le sue produzioni assassine, infatti, sono armi letali donate, a turno, ad alcuni dei migliori killer del microfono, selezionati accuratamente da Muggs, secondo il suo personale disegno del mondo e con una precisa missione da compiere.
Questa volta il sicario di beats prescelto è Hologram, MC newyorchese, di cui si ricorderanno, soprattutto, i supporter della prima ora di Action Bronsonì, essendo questo stato membro dei The Outdoorsmen insieme, appunto, all’americo-albanese del Queens e a Meyhem Lauren, entrambi ovviamente presenti nell’album. Ancora una volta DJ Muggs, ispirato come sempre, sa scegliere l’arma giusta per i suoi sicari e cuce addosso a Hologram, il vestito adatto allo stile non convenzionale del MC newyorchese. Ah, l’oscuro maestro dei Cypress Hill cura, anche, tutto l’aspetto visuale delle missione assassine che dirige dal suo covo, dalle cover ai video. Genio.
Per il nativo di Grand Rapids (Michigan) Willie The Kid, fare Rap è solamente un passatempo. Né più, né meno che per un ricco azionista di una grande società potrebbe essere giocare a golf con gli amici nel tempo libero. Sì, perchè per questo talentuoso MC, con ormai, comunque, alle spalle 10 anni di carriera ad alti livelli nella scena underground statunitense, sputare rime su un microfono, non è l’occupazione principale e nemmeno la principale fonte di guadagno.
Con diversi business e imprese avviate ad ingrossare il suo “cash flow”, sputare rime e vendere i suoi dischi è “solo” una delle sue passioni principali ed uno dei suoi tanti talenti. Partito dal basso, questo self made man dal talento artistico, ha un palato fine non solo quando c’è da scegliere il miglior vino o champagne, ma anche quando è nello studio di registrazione a comporre i suoi album. Infatti, su beats confezionati da alcuni dei migliori sarti della scena underground (da V-Don a Chup), Willie The Kid è pronto a sciorinare attraverso il suo flow raffinato, lezioni di classe e finanza, per imprenditori del ghetto. Keep Watching The Fly è un altro disco pregiato da appendere nella propria collezione.
Rigz, rapper di punta di uno dei collettivi più forti della scena della costa orientale americana, la DaCloth, torna con un nuovo album, intitolato Wake Ups. Innanzitutto, questo nuovo progetto del giovane talento di Rochester (N.Y) rappresenta letteralmente una sveglia per chi pensava che il rap di strada duro e crudo, fosse morte anni fa. La crew DaCloth e i suoi membri, infatti, raccolgono l’eredità lasciata dal rap dei Mobb Deep e quella che era, per esempio, la scena del Queensbridge tra fine anni ‘90 e 2000. Se, rispetto all’era del duo di “Infamous” i tempi sono cambiati e le strade della Grande Mela, sono cambiate con loro, le sonorità tenebrose e fredde, accompagnate dal rap di strada crudo e diretto di Rigz e gli altri membri della DaCloth, rispecchiano quelle che sono oggi le cupe e fredde povere strade di Rochester e delle altre cittadine dell Upstate NewYork al confine con il Canada.
Se seguite questa nostra rubrica sui migliori album del mese, avrete notato che ci sono nomi che compaiono ricorrentemente in queste pagine. Può essere che siamo noi quelli ripetitivi, ma questi talentuosi MCs e beatmakers, sono dannatamente prolifici ed ispirati, continuando a superare se’ stessi, ad un ritmo pazzesco. In un periodo di stagnazione del mainstream, stanno “dimostrando e provando” che è alla scena Hip-Hop underground che bisogna rivolgere lo sguardo, oggi. Qui si trovano le idee più fresche e il talento più vivido. E la riprova di ciò è che sempre più ascoltatori a forza di barre, skills e liricismo di classe, stufi del “rap” privo di spessore che ha inondato il mercato negli anni, si stanno accorgendo di questa ondata di talento, che sta emergendo in superficie ed inondando le strade.
A New York, uno dei nomi più in vista, che si sta facendo largo a suon di barre affilate, uno stile innovativo e la stoffa dei migliori liricisti della Grande Mela (del quale, infatti, vi abbiamo, spesso, parlato in questo spazio) è il rapper di Brooklyn, Rome Streetz. Il suo ennesimo progetto dell’anno “Razor’s Edge”, prodotto, questa volta, interamente dal beatmaker canadese Futurewave, è un ottimo punto di partenza, se non avete ancora familiarità con le rime crude, spruzzate da questo MC di Brooklyn, che come i writer che nei ‘90 bombardavano le metropolitane newyorkesi, così vernicia qualsiasi beats gli capiti a tiro, rappresentando gli angoli più’ bui e nascosti della città. Se invece Rome Streetz è già uno dei vostri MC preferiti del momento, sapete già sicuramente di cosa stiamo parlando.
L’MC del New Jersey, Ransom, è un altro di quei nomi che, spesso ricorre nelle nostre pagine dei consigli mensili. Oltre ad essere stati onorati di poter rivolgergli un’interessante intervista sulle nostre pagine,infatti, è stato, a nostro parere, tra i migliori rapper, se non il migliore “libbra per libbra” del 2020, a parità di quantità e livello di contenuti pubblicati.
Ransom ha ritrovato una fame inappagabile: la fame del rispetto che gli è dovuto. Vuole prendersi quegli onori, quella corona e quel trono, che in anni e anni di comprovate qualità e risultati sul campo di eccellenza lirica e delle skills al microfono, ingiustamente, non gli sono mai stati riconosciuti a sufficienza. Ecco perché in un sempre più fitta trama, questo “Game of Thrones” dei migliori MCs del momento, Ransom sta scavalcionando, uno dopo l’altro, i rivali delle controverse “liste”. Affiancato questa volta dal producer Big Ghost Ltd, con “Heavy Is The Head”, in riferimento agli oneri che comporta essere un king, conquista sempre più terreno nella sua battaglia per il trono.
La scena Hip-Hop di Oakland e della Bay Area di San Francisco ha da sempre seguito un tracciato differente rispetto quello che succedeva negli altri stati americani. Mentre, nel resto d’America le sonorità e i modelli che dettano le tendenze musicali, con il passare degli anni, si sono sempre più andati ad omologare, la scena della Baia, intorno alle due estremità collegate dal ponte Golden Gate, ha mantenuto un’identità inconfondibile. Leggende come Yukmouth dei Luniz, Too $hort, E-40, Mac Dre (R.I.P), The Jacka (R.I.P) hanno forgiato un modo unico di interpretare l’Hip-Hop, calandolo sulla particolare realtà della regione. J-Stalin, nativo di Oakland e con in comune ai suoi predecessori e mentori una storia di riscatto da una gioventù complicata tra povertà, spaccio droga e carcere, da circa una decade, porta avanti la tradizione, rappresentando le strade di Oakland e il caratteristico sound dell’Hip-Hop della Bay Area. A 14 anni dal debutto On Behalf Of The Streets 1, sforna il terzo capitolo della saga, prodotto quasi interamente dal duo di beatmakers, ovviamente di Oakland, i The Mekanix, dimostrando di non aver mai cambiato “casacca”. Tra i featuring dell’album le leggende della Bay Area E-40, Yukmouth, Too $hort, quella losangelina di Daz Dillinger dei DPG, Slim 400 e Jay Worthy. Ai ritornelli 4RaX
A leggere la tracklist e i nomi degli ospiti presenti su “USEE4YOURSELF”, sarebbe lecito chiedersi quale pazzo sarebbe capace di osare tanto, oltre a Kanye West (Il che la dice lunga sul confine labile tra genio e pazzia…) ? Solo nelle migliori “trollate” del rapper e produttore di Chicago, avrebbero potuto coesistere nelle 17 tracce di un disco, fianco a fianco, MF Doom, Westside Gunn, Slick Rick e Jay Electronica a OFFSET, Swae Lee, T-Pain e Young Thug, per esempio.
Lo “squilibrato” che ha reso reale tutto questo, facendolo suonare dannatamente bene e naturale, non viene da Chicago, ma dal Maryland e si fa chiamare in arte IDK ( Ignorantly Delivering Knowledge ). Nativo di Londra, poi traferitosi negli States, IDK è un artista a 360°. Rappa, canta e produce e sa fare tutte e tre le cose bene.
USEE4YOURSELF è un album dove l’autore si mette a nudo, raccontando il suo rapporto con amore, religione, musica e famiglia. Al di là, dei contenuti, è un album musicale che suona bene e che riesce a tirare fuori il meglio da linguaggi e personalità decise e apparentemente contrastanti, piegandole al comune filo conduttore della narrazione dell’album e del suo protagonista, che grazie alla sua versatilità riesce ad adattarsi ad ogni brano, senza farsi eclissare.
Il nuovo “mixtape” di Relo, uno dei talenti più interessanti dell’underground marsigliese, non poteva non essere presente tra i migliori album di questo Luglio afoso ma allo stesso tempo denso di nuova musica. Come affermato dallo stesso Relo nella nostra intervista, lo stile del rapper marsigliese ripercorre la tradizione della città nel Sud della Francia rappresentata da gruppi storici come IAM e Fonky Family, sia nello stile che nell’approccio alla scrittura. Tali peculiarità vengono però rinfrescate dal MC marsigliese con origini algerine e della Guadalupa, con uno stile moderno ed arricchite con ritornelli che suonano alla perfezione e al contempo orecchiabili. Se sentite mancanza del liricismo allo stato puro come ai tempi della golden age francese le nuove sette tracce di fuoco pubblicate da Relo sono ciò che fa per voi.
Il secondo album del rapper londinese si proietta senza ombra di dubbio tra i migliori progetti dell’anno. Dave, nonostante la giovane età ed una presenza nella scena relativamente recente, dimostra una complessità artistica propria di un veterano. We’re All Alone In This Together è un vero e proprio viaggio introspettivo nel mondo di Dave, il quale dimostra una spiccata maturità nell’affrontare determinati episodi di vita privata e trattare tematiche molto delicate come il colonialismo inglese, sviscerato in una delle tracce migliori del disco: In The Fire. Il sound si distacca completamente dalla classica UK drill, strizzando l’occhio ad uno stile decisamente classico, come testimonia la scelta dei sample e i flow utilizzati. Un prodotto per certi versi molto più vicino alla New York del boom bap che al grime londinese.