Selezione Hip Hop di Aprile
Abbiamo preparato delle brevi recensioni per guidarvi all’ascolto di alcuni dei migliori progetti Hip-Hop del mese, selezionati per voi dalla redazione di Throw Up Magazine. Sintonizzatevi sulle nostre playlist di Spotify e… Buon ascolto!
Sono ormai già passati 4 anni da “Daytona”, ma il ricordo del penultimo album di Pusha-T è ancora vivido nella memoria di molti. Ciò, senza dubbio, sottolinea l’ eccezionale importanza che il rapper della Virginia e i suoi dischi hanno per questo genere musicale e per questa cultura. Solamente chi ha un tale spessore artistico può permettersi di centellinare la propria musica nel corso degli anni e rimanere comunque, nonostante l’età anagrafica e la carriera decennale, uno dei nomi più rilevanti della scena internazionale, lasciando il segno ad ogni uscita.
Certo, la voce, lo stile e il caratteristico “coke rap” del rapper dei Clipse sono talmente unici e riconoscibili che sarebbe difficile mettere in dubbio per un solo momento le sue qualità, ma come dimostra il suo nuovo album “It’s Almost Dry”, Pusha–T ha avuto l’indubbio colpo di genio e fortuna di legare a doppio filo la propria carriera a quella di due dei produttori musicali piu’ geniali degli ultimi 20 anni, Pharrell e Kanye West. Una duplice relazione di lunga data che ha consentito di creare una chimica artistica immacolata con entrambi, che ogni brano prodotto da uno di questi due geni esalta le caratteristiche di Pusha–T, rendendolo hit istantanea. Bene, “It’s Almost Dry” è la prova lampante della genialità e perfetta sintesi di questa formula chimica. Il rap “braggadocio”, spaccone, e i sempiterni riferimenti al coke-game di Pusha–T sono cristallizzati nel tempo dai geniali beats di Pharrell e Ye, che si dividono la produzione di questo nuovo incredibile album del rapper dei Clipse.
Il ritorno sulla scena avvenuto un paio d’anni fa del rapper del New Jersey, Ransom, è una benedizione per tutti gli appassionati di questo genere e una delle migliori cose accadute a questa cultura negli ultimi tempi. L’industria, i maggiori blog e piattaforme musicali fanno finta di non vedere e di non sentire, ma Ransom sta dimostrando oggettivamente di appartenere alle posizioni piu’ alte del ranking degli MCs in attività, per qualità e rendimento. La striscia vincente di progetti che ha pubblicato nell’ultimo paio d’anni vale più di intere carriere, ma in un ambiente corrotto dove skills, solidità e contenuti contano sempre meno, Ransom è ancora terribilmente sottovalutato da tanti addetti ai lavori. Ciò, a quanto pare, è diventata una sfida personale per il rapper del New Jersey, che lo tormenta come tormenterebbe un legittimo pretendente al trono diseredato dalla successione. Infatti, ad ogni uscita, come dimostra “No Rest For The Wicked”, Ransom continua ad alzare il livello e l’intensità delle prestazioni, lasciando stupefatti i suoi ascoltatori per l’incredibile abilità lirica e la capacità di predicare fatti e perle di saggezza attraverso le sue rime.
Prima di parlarvi dell’’ultimo mini-album di Dark–Lo insieme a Don Gunna, intitolato mestamente “The Graveyard”, dobbiamo accennare alla controversa vicenda del rapper di Philadelphia ed ex luogotenente della OBH. I vertici di questa tristemente famosa crew della capitale della Pennsylvania negli ultimi anni, infatti, sono stati decapitati dal duro pugno del governo federale, uno dopo l’altro a partire dal suo generale AR-AB, come conseguenza di accuse e testimonianze di un pentito. Anche Dark–Lo è finito nella rete del F.B.I. e processato a causa delle presunte minacce rivolte al suddetto delatore, tramite la loro corrispondenza in carcere e ora, anche lui, è rinchiuso in un istituto penitenziario della Pennsylvania. Oggi Dark–Lo, nonostante in condizioni di salute precarie e in lotta per dimostrare la propria innocenza, può contare ancora del supporto di tanti fans, famigliari, di colleghi rapper e producers, che continuano a pubblicare la musica che hanno registrato assieme al rapper della OBH quando si trovava in libertà. Tra questi Don Gunna, rapper di Allentown (Pennsylvania) che da poco ha pubblicato, appunto, “The Graveyard”, breve progetto collaborativo insieme Dark Lo, che ci ricorda perché il rap grezzo e senza mezzi termini del MC di Philadelphia mancherà tanto ai suoi fan e alla scena Rap di Philly. Sperando in una sua precoce liberazione.
Rapper di origini latine proveniente da Corpus Christi (Texas), Vino La Mano è uno degli affiliati alla Black $oprano Family, collettivo di Buffalo (NY) fondato e capitanato da Benny The Butcher. Nonostante le diverse centinaia di chilometri che separano questa cittadina del Texas dal quartiere generale della crew a Nord, dal punto di vista musicale, Vino è è molto più vicino, sia per sonorità che per tematiche e attitudine, al tipico rap di strada che ha contraddistinto l’ascesa del rapper di Buffalo e di altri associati B$F, come Rick Hyde o Heem. Dalle aride lande texane, Vino, infatti, continua a spingere senza pause le sue rime di strada senza tagli e compromessi, rivelandosi un altro componente prezioso per la rosa della Black $oprano Family. In Kleptopia, il suo ultimo progetto, dimostra il percorso di crescita costante che ha intrapreso da qualche anno a questa parte, immortalando nei 7 brani del disco, alcune vivide immagini del suo passato con la autenticità di vecchie pellicole fotografiche.
Diviso in due parti (side A e Side B), “Mightier Than The Sword” da’ prova dell’interessante potenziale e della caparbia dedizione di Josiah The Gift, ennesima rivelazione del ricco sottosuolo che contraddistingue la scena Hip-Hop a stelle e strisce. Emergere in un contesto così densamente popolato da talentuosi Mc’s non deve essere per nulla semplice. Innanzitutto, bisogna dotarsi di grande determinazione, passione e, soprattutto, di un’idea ben chiara della direzione artistica che si vuole intraprendere. Elementi che questo rapper originario del New Jersey (non a caso affiliato ad uno dei collettivi underground più interessanti del momento: la Umbrella Collective) sembra avere ben chiari e su cui sembra essere estremamente concentrato. Josiah, infatti, riesce a dare coerenza artistica alle complessive 23 tracce dell’album (divise in due capitoli), grazie ad un’attenta selezione delle ottime produzioni, su cui dar prova delle proprie capacità liriche, toccando diversi argomenti e atmosfere.
L’MC canadese di origini caraibiche Asun Eastwood e il producer residente a Brooklyn (NYC), Wavy Da Ghawd uniscono le forze per un nuovo album intitolato The Complex, con il quale mettono in mostra un’eccezionale alchimia. Le produzioni di Wavy Da Ghawd, infatti, creano le perfette atmosfere per il rapper di Toronto, che come sempre, coniuga grande carisma, sapienza e credibilità nelle sue rime. Il rap vero e maturo di Asun Eastwood, infatti, intrattiene e fa pensare allo stesso tempo. La scena Hip-Hop underground canadese è sempre più punto di riferimento per questo genere e l’alleanza con la scena oltre confine nello stato di New York, continua a dare frutti prelibati.
MxRxGxA ha iniziato il 2022 con il botto. Il movimento messo in piedi da Gionni Gioielli è diventato, d’altronde, una delle realtà di riferimento per l’underground italiano: nonostante gli stili e i temi differenti, affrontati dai diversi rappers e produttori in ogni nuovo progetto, la visione artistica e l’estetica rimangono coerenti con il “manifesto” artistico di Gioielli e del collettivo da lui fondato. Ed è questo, a nostro parere, il loro punto di forza principale. Prendete ad esempio l’ultimo disco, targato MxRxGxA, del rapper milanese BLO/B e il duo di produttori, The Departed Beats, dove riferimenti culturali, musicali e i samples delle produzioni pescano a piene mani della sottocultura Rock psichedelica degli anni ‘70-’80, adattandoli al filone rap underground che ispira da sempre MxRxGxA . Se cercate qualcosa di fresco con barre taglienti, rimandi alle culture underground e ironia a pacchi, “Woodstock”, farà probabilmente a caso vostro.
Rappresentare è uno dei concetti più importanti di questa cultura. Un onere prima che un onore, che non tutti possono permettersi di accollarsi. Quando rappresenti una generazione, un quartiere, delle persone hai, infatti, la responsabilità di rispecchiare la realtà, senza farcirla di bugie o futilità. Se le persone si rispecchiano in quello che dici, diventi la loro voce e il loro punto di riferimento. Il rapper torinese Thai Smoke ha il talento, la coerenza e l’attitudine giusta per rappresentare attraverso le rime i ragazzi della sua città e non solo. Con umiltà, costanza e qualità, come evidente nel suo ultimo progetto “Buone Maniere”, passo dopo passo, possiamo scommetterci, si prenderà il meritato spazio, perché la sua musica può diventare una voce seria e affidabile per sempre piu’ ragazzi cresciuti nelle strade delle città italiane.