Shaykh Hanif: «Ho dovuto affrontare le situazioni peggiori per scoprire chi fossi veramente»
Dopo aver pubblicato uno dei migliori album rap del 2023 (WILDERNESS OF NORTH AMERICA), il rapper di Boston, Shaykh Hanif ci ha raccontato uno scorcio delle dure difficoltà e prove a cui la vita lo ha sottoposto, di come una lunga detenzione in carcere lo abbia profondamente cambiato, della sua conversione all’Islam, l’ispirazione a Malcolm X, come ha registrato il suo album, il suo sostegno al popolo palestinese, i prossimi progetti in cantiere e molto altro ancora.
Ciao Shaykh, per noi è un grande piacere poterti intervistare in quanto, a nostro avviso, il tuo album prodotto interamente da MichaelAngelo “Wilderness Of North America” è stato tra i nostri album preferiti del 2023. Ascoltandolo siamo rimasti particolarmente colpiti dalla profondità delle tue rime, che mostrano un’esperienza di vita che sembra eccezionalmente profonda per la tua età. Puoi raccontarci di più sulle tue origini, sul tuo background e su alcune delle esperienze di vita su cui si basa questo bellissimo album?
Vengo dalla zona South End di Boston. La povertà era la normalità, ma c’era sempre una giustapposizione estrema nella disparità tra ricchezza e privazione dei diritti civili. Vivevo in Massachusetts Avenue, una strada dove puoi trovare il più grande mercato di droga all’aperto della città in una direzione e una delle scuole più prestigiose del mondo, Harvard, a pochi isolati nella direzione opposta. Questo e le storie della mia vita sono i motivi ricorrenti che si possono trovare non solo nel mio album WILDERNESS OF NORTH AMERICA ma anche in tutta la mia musica.
Ti piacerebbe raccontarci due momenti della tua vita che hanno fatto la differenza: uno negativo e uno positivo?
Il momento che ha avuto l’impatto più negativo nella mia vita è stato quando mio padre se n’è andato quando avevo 13 anni. Sono passato da un ragazzino normale a stare per strada praticamente da un giorno all’altro. Senza avere quella guida maschile e quella disciplina in casa, mi sono rivolto ai ragazzi più anziani per strada come modelli e tutti vivevano una sorta di stile di vita negativo.
Il momento più positivo della mia vita è stato quando sono andato in prigione. Alcuni potrebbero vederla come un’esperienza negativa, ma per me è stata davvero una benedizione. Ho dovuto affrontare le circostanze peggiori per scoprire chi fossi veramente nel profondo e apportare un cambiamento in meglio.
Cosa ha spinto figure importanti della scena bostoniana come il collettivo Feed the Family a prenderti sotto la loro protezione subito dopo essere stato rilasciato dal carcere, dopo aver trascorso 10 anni in prigione dal 2009?
SHAYKH HANIF: FEED THE FAMILY è stata creata da BoriRock che ha formato questo super collettivo rap con 2 dei suoi vecchi amici del quartiere, Dun Dealy e Top Hooter. Rappavano già insieme sotto il soprannome di Hooterville, ma lui mi ha aggiunto alla squadra e ha deciso di usare il nome che ormai conoscete tutti. Ho conosciuto Bori in carcere quando aveva 17 anni e ci siamo riavvicinati quando sono stato rilasciato nel 2019.
Puoi raccontarci dei motivi che ti hanno portato alla conversione all’Islam e come questo ti ha portato ad una crescita personale? Come conciliare la fede con gli ambienti della strada e dell’industria musicale che spesso a prima vista sembrano contraddire alcuni precetti?
Sono diventato musulmano in prigione, volevo solo migliorare me stesso. Ho sempre creduto in Dio ma attraverso lo studio di molte religioni diverse l’Islam mi ha parlato. Tutte le domande che avevo sulla religione e su Dio hanno ricevuto risposta.
Voglio dire, siamo tutti contraddizioni. La contraddizione è uno dei tratti più umani. Nessuno è buono al 100% o cattivo al 100%. Ma essere fermo nelle mie convinzioni religiose mi permette di navigare nel mare delle tentazioni nelle strade e nell’industria musicale.
Oltre ai collegamenti all’interno della scena già menzionati, hai avuto la possibilità di lavorare con MichaelAngelo e lui ha avuto la fortuna di trovare un diamante grezzo come te… L’impressione è che abbia trovato l’abito giusto per far esplodere completamente il tuo potenziale! Come è nato “Wilderness Of North America” e come hai conosciuto MichaelAngelo?
Incontrai Michelangelo tramite BoriRock mentre stavano lavorando insieme all’album “OnDogs”. Abbiamo registrato prima la traccia del titolo “Wilderness of North America” e poi abbiamo messo insieme lentamente il progetto.
Come è avvenuto il processo di registrazione e hai preparato i testi solo dopo aver ascoltato i beat oppure avevi qualcosa conservato da molto tempo per un’occasione del genere?
Di alcune tracce mi ha mandato il beat e ci ho scritto prima di andare in studio, ma la maggior parte del progetto è stata realizzata sul momento. Entravo nel suo studio e lui faceva un beat e io gli chiedevo “per chi è?” e lui rispondeva “se lo vuoi, è tuo”. Quella spontaneità ha dato al progetto un’atmosfera organica, quindi nulla è stato forzato.
A livello sonoro, dopo questo album capolavoro, pensi di aver trovato la tua dimensione o lo consideri solo una parentesi nel tuo percorso musicale?
Sto ancora crescendo come artista e non voglio mai limitarmi a un suono particolare, ma da quando rappo ho sempre apprezzato le barre e sono stato un liricsta, quindi questo non cambierà mai.
Hai già qualcosa di pronto per il 2024? Puoi dirci qualcosa?
Sì, nel 2024 abbiamo molte cose in programma. Per il secondo anniversario pubblicheremo l’album FEED THE FAMILY in vinile. Seguito poco dopo dall’album FEED THE FAMILY 2. Inoltre sto finendo un album con il produttore GRUBBY PAWS. Insha’Allah.
Sappiamo che sei un artista “militante”, che non ha paura di esprimere il suo punto di vista: ti chiediamo se puoi raccontarci la tua esperienza personale in carcere ma anche lo stato attuale del sistema penitenziario americano dal tuo punto di vista…
La prigione è ciò che ne fai. Malcolm X una volta disse: “Nel ritmo frenetico del mondo di oggi, non c’è tempo per la meditazione o per il pensiero profondo. Un prigioniero ha del tempo che può mettere a frutto. Metterei la prigione al secondo posto dopo il college come posto migliore dove un uomo può andare se ha bisogno di riflettere. Se è motivato, in carcere può cambiare la sua vita”. E questo era qualcosa per cui ho vissuto. La prigione per me è stata un’università.
Hai già espresso il suo sostegno al popolo palestinese: qual è il tuo punto di vista su questa situazione e potresti dirci anche quello dell’opinione pubblica americana?
Il mio punto di vista sulle atrocità commesse in Palestina è lo stesso di qualsiasi persona sana di mente. È vergognoso e spregevole che le potenze mondiali chiudano un occhio mentre i civili, i bambini innocenti, vengono massacrati a migliaia. Politica e religione a parte, dov’è l’umanità?
Come possiamo vedere questo livello di morte e distruzione e l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite deve votare un cessate il fuoco. Questa non è una novità, però, il popolo palestinese soffre questo olocausto da decenni, solo ora le masse vedono in prima persona i crimini di guerra che vengono commessi…. PALESTINA LIBERA!!!!