Eto, il suono grezzo del sottosuolo
Da Rochester (NY) a.k.a Hell’s Roof, il “tetto dell’inferno”, riecheggia la musica cruda di Eto, rapper e produttore che nell’underground ha piantato le sue solide fondamenta.
LEGGI L’INTERVISTA DI ETO X THROWUP MAGAZINE ( 2021)
Il nome di Eto, da pronunciarsi “ito” in virtù del appellativo affibiatogli dalla zia di origini portoricane, probabilmente, suonerà sconosciuto a molti, anche tra gli appassionati del genere più informati. Infatti, Eto è rimasto per molto tempo nell’ombra, nonostante abbia alle spalle una consistente carriera musicale, lunga più di una decina di anni, sia come rapper che producer, nei meandri della scena Hip-Hop della regione più settentrionale dello stato di New York, chiamata Upstate.
Precedentemente conosciuto come Lil E o Lil Eto, già alla fine della prima decade degli anni 2000 vanta diversi mixtape, progetti e collaborazioni con noti artisti della scena underground del calibro di Dj Green Lantern, Stack Bundles (R.i.p), 38 Spesh, LA The Darkman, Willie The Kid, Beat Butcha, Ransom e il produttore nativo di Harlem, V-Don.
Insieme a quest’ultimo intreccia un duraturo rapporto di collaborazioni e insieme sfornano diversi progetti tra cui, sul finire del 2016, “Omerta-The Film”, grazie al quale Eto imprimerà un’accelerata alla propria carriera e vedrà aprirsi nuove porte.
Quella di (Lil) Eto non è musica per ragazzini
In seguito al disco in connubio con il producer V-Don, il rapper di Rochester (NY), conosciuto fino a quel momento come Lil Eto o Lil E, decide di eliminare dal suo nome d’arte il prefisso “Lil”. Infatti, ora che, finalmente, sta facendo un po’ di “rumore” nella scena underground non vuole che la sua musica venga confusa con il mare di “Lil” rappers, moltiplicatisi come funghi negli ultimi anni, le cui canzoni hanno contenuti e melodie per lo più rivolti ad un pubblico giovanile e acerbo. Tuttavia, basterebbe un ascolto, anche, disattento di una sua qualsiasi traccia per capire che non ci troviamo di fronte ad uno “sbarbato” né per tipo di sonorità, né per tipo di contenuti.
La musica di Eto, infatti, trasuda tutta l’esperienza di un uomo sopravvissuto alla strada e la fiera consapevolezza di chi non è mai sceso a compromessi, nemmeno con l’industria musicale. D’altronde, le rime di Eto sono rivolte ad un pubblico maturo in grado di entrare in sintonia con la mentalità di chi ha vissuto sulla propria pelle certe situazioni e può comprendere le sottigliezze dell’immaginario evocato dalle rime del Mc di Rochester.
My name stamped, gold seal (Stamp that)
That’s ‘cause I know how bein’ broke feel (I know, yeah)
I lost money, friends cost me
We start in the streets, then it ends chalky
Only thing I know is I know nothing (I don’t know nothing)
We just a whole bunch of shooters that went to Wall Street (Huh)
But we still lettin’ the blues spin
I don’t reconcile, I lose them (Forget about ‘em)
Now only my lady at the booth, twin
Huh, had to tighten up the loose ends
The Blues – from Hell’s Roof (x Dj Muggs)
Il Rap come poesia della strada
Quando certe cose le hai viste con i tuoi occhi e provate in prima persona trasportarle in musica è molto più semplice, ed ad Eto, che non è di primo pelo nell’ambiente ed ha grande passione e attitudine per questa cultura, basta chiudersi in studio poche ore per registrare un pezzo fatto e finito.
Il catalogo di Eto, infatti, è estremamente ampio, anche se il filo conduttore è sempre quello: raccontare senza fronzoli la propria esperienza e dare una personale interpretazione poetica delle vicissitudini umane in scena sulle Strade, sopra beat crudi che ne dipingono le atmosfere tetre e minacciose. Tramite le riflessioni intime e profonde su questo freddo teatro sotterraneo fatto di violenza, droga, carcere, amore fraterno e tradimenti, Eto ci rivela la sua natura di filosofo dei bassifondi.
Anche il brand che l’MC di Rochester attribuisce alla sua musica e al merchandising, “New Crack Era”, è metafora di quel universo: l’obiettivo è riportare in auge il rap di strada duro e puro, come lo era il crack che ha falcidiato le zone più povere d’America negli anni ‘90.
Eto racconta questo ambiente, però, con il distacco di chi vi è sopravvissuto, se l’è lasciato alle spalle e certamente non lo rimpiange.
Ora vive della sua arte e il suo obiettivo principale è dare da mangiare alla propria famiglia, crescere ed educare i figli, istruendoli, perchè no, anche sulle differenze tra l’Hip-Hop di moda tra i più giovani, rispetto a quello della sua generazione: oggi, spesso, viene esaltato l’abuso di droghe, invece, il rap con cui è cresciuto Eto ne raccontava il traffico e il suo mondo violento, di cui molti come lui erano diretti testimoni.
Rochester, NY, a.k.a “Hell’s Roof”
Nel 2017 Eto viene introdotto da Meyhem Lauren al celebre produttore dei Cypress Hill Dj Muggs, in cerca di MCs talentuosi della scena underground per completare il suo ultimo capitolo della saga “Soul Assassins” (Soul Assassins: Dia del Asesinato, 2018). Quando ti contatta una leggenda come Muggs non puoi perdere tempo o tentennare ed Eto, che è un veterano, conosce le regole del gioco e registra in brevissimo tempo il pezzo “Duck Sauce” sul beat inviatogli dal producer.
D’altronde, l’alchimia tra i beat sinistri di Muggs, il flow e i testi crudi ed introspettivi di Eto funziona talmente bene che i due decidono di registrare un album insieme, intitolato “Hell’s Roof” , pubblicato all’inizio del 2019.
“Hell’s Roof” è, infatti, lo pseudonimo che si è guadagnata, nel sottobosco criminale, Rochester, Ny, città nativa del rapper, in quanto pietra tombale prematura per molti della sua generazione. Questa cittadina (tra le più povere dello stato di New York) si trova al confine con il Canada e perciò, in alcuni periodi dell’anno, può essere terribilmente gelida, anche se da un punto di vista musicale, ultimamente, è letteralmente in “fiamme” grazie ad artisti come Eto, 38 Spesh, Rigz e la connessione diretta con la vicina città di Buffalo, casa della Griselda Records.
Il meglio deve ancora arrivare…
Dunque, Hell’s Roof, l’album con Muggs, dà a Eto maggior visibilità nella scena e combustibile per sfornare ulteriori progetti, come l’eccellente Long Story Short (2019), prodotto interamente dal beatmaker tedesco Superior e l’ultimo RocAmeriKKKa (2019) in collaborazione con Flee Lord, rapper di Far Rockaway Queens, New York City, e affiliato alla Griselda Records.
La sensazione, però, (supportata da alcuni indizi social) è che il rapper di Rochester abbia ancora in serbo le cartucce più esplosive del suo repertorio e che la sua scalata per incidere il suo nome a chiare lettere sulla parete più in vista di questa Cultura, sia tutt’altro che al capolinea. Dunque, non lasciatevi sfuggire questo diamante grezzo proveniente dalle fredde profondità della scena Hip-Hop statunitense.