Intervista a Secse, veterano italiano del writing : “Knowledge is The Key”.
Il writer Veneto Secse, in una bella e dettagliata intervista, ci ha raccontato dei suoi esordi nella scena negli anni novanta e il suo punto di vista esperto su stile, conoscenza e lo stato di questa Cultura.
Ciao Secse, puoi raccontarci dei tuoi primi passi nel mondo dei Graffiti e dell’Hip Hop? Quali sono i tuoi primi ricordi con in mano gli spray e cosa ti ha spinto più di ogni altra cosa ad approfondire questa cultura? Raccontaci il tuo percorso come writer.
Ciao, grazie mille per aver pensato a me e per questo spazio. I miei primi passi risalgono al 1994, quando vidi un catalogo di merchandise con delle t-shirt (che acquistai e ancora conservo come cimelio) aventi la stampa raffigurante dei puppet e delle scritte in quello che ai tempi veniva chiamato “stile europeo” (nei ’90 con questa definizione si intendeva ciò che come immaginario riportava un po’ ai pezzi di Bando e-o che non era wild style). Nello stesso periodo feci qualche prova su muro con pennarelli e con le prime bombole che trovai, nemmeno in un colorificio, ma in una cartoleria vicino a casa (delle Talken da 200ml), e poco dopo acquistai anche il mio primo Aelle, il numero 10, quando ancora non usciva in edicola (ma si trovava al Footlocker). Haha pensa che fu attraverso questa rivista che scoprii che i Graffiti esistevano anche sui treni!
Nel 1995 feci i primi bombing più “concreti” (nel senso che avevano un interno e l’outline, ed andavano oltre l’essere delle semplici “prove” con lo spray, anche se erano comunque belli marci haha) e pertanto di consuetudine indico quest’ultimo come mio anno d’inizio, nonostante conservi dei bozzetti anche dell’anno precedente.
Una parte importante, anzi fondamentale, della mia formazione la devo anche ai viaggi. Nel settembre del 1994 andai a Milano e rimasi folgorato dalle murate in zona Ortica, hall of fame dei CKC-UAN-TKA e ZONA 13, il livello era altissimo e vederlo all’età di 13 anni fu sicuramente un bello stimolo ed esempio, anche perché a Treviso, c’era una scena molto “robusta”, e oltre al King Mace (aka Solow), tra gli altri Writer, due, Starch e Clout, erano membri della milanese CKC; pertanto, dopo aver visto i pezzi dei trevigiani al “macello” (storico hall of fame degli anni ’90 di Treviso), vedere a Milano i pezzi di Sky4, Shot ecc, mi fece capire ancora di più quanto la scena di Treviso fosse spessa, per avere della gente in una crew così potente.
Nel 1995, accompagnato da mio fratello, andai a Rimini alla seconda edizione della jam “Indelebile” (che in quell’anno era suddivisa in tre tappe, una per mese estivo..ed io andai a 2 di esse), ed oltre a beccare un sacco di Writer italiani bravissimi, incontrai Flycat che era con Phase 2 (di quest’ultimo, Rest In Peace, conservo ancora un bozzetto che mi fece!), vidi anche il danese Bates in opera e riuscii a vedere anche un live dei Sangue Misto! Nel 1996, andai ad Ancona, al “Juice“, altra storica jam che concentrava il meglio della scena italiana e dei “mostri” esteri, ed ebbi il piacere e la grande opportunità di vedere Mode2, Can2 e Dare (Rest in Peace) dipingere assieme in una murata pazzesca. Questi esempi di alto livello mi diedero un’immagine chiara e potente di quello che era (ed è) il movimento del Writing, e mi misero in uno state of mind di un certo tipo, rendendomi, nonostante la mia giovanissima età, consapevole della serietà e della Potenza dei Graffiti. Questa consapevolezza fu accresciuta poi dalla mia curiosità, che mi portò a fare domande ad ogni Writer più vecchio (praticamente tutti ahah) che incontravo, e dal fatto che in tutti i miei spostamenti scattavo un sacco di foto; ero continuamente portato alla ricerca ed alla documentazione.
Poi nel 1996 conobbi Joys e l’EAD, altra crew veneta molto potente, con cui poi l’anno successivo dipinsi i miei primi treni ecc.
Ecco..diciamo che come inizio non mi è andata male.
Qual è la storia dietro il nome Secse? E’ stata solamente una scelta stilistica o ha un significato particolare? Il tuo nome d’arte ha subito un’evoluzione negli anni o è sempre stato quello attuale?
Dopo le prime tag di prova/”assestamento”, la mia tag fu “Seeso“. Successivamente, nell’autunno del 1998, nacque quello che poi diventò il mio attuale nome. Dopo alcune prove con nomi come “Saxes” “Sexes” “Sexer” e “Sexe“, il nome divenne poi Secse. Cambiai utilizzando il “CS” al posto della “X”, perché appresi che c’era già uno svizzero che taggava così.
Da lì in poi Secse rimase il mio nome. Nei primi due anni c’era ancora qualche variazione sul nome (ad esempio mettevo la “K” anzichè la “C” oppure aggiungevo una lettera finale scrivendo “Secsel” o “Secser”), ma solo ogni tanto, anche se il nome con la “R” finale lo mantenni poi nella tag fino quasi alla fine del 2001.
Le cose che mi piacciono di questo nome sono diverse: una è che non è il “classico sostantivo in inglese da tag anni ’90”, ma è un nome a sé stante, suona in modo particolare, un po’ insolito ma funziona. Poi mi diverte una cosa particolare che riguarda la disposizione delle sue lettere: avendo due “SE” spezzati da una “C” centrale, il nome può essere messo in loop aggiungendo quest’ultima alla fine e ripetendo poi l’inizio del nome. Anche se l’opzione “SECSECSE” a dire il vero l’ho utilizzata ben poco nei pezzi, resta a mio avviso comunque interessante e originale come cosa.
Inoltre mi piace il fatto che il nome contenga due “S” e due “E”, proprio come in “SEESO”, vecchia tag che è rimasta anche il mio soprannome, con cui vengo tutt’ora chiamato da tutti a distanza di oltre 20 anni. Hahaha “dulcis in fundo”, un po’ di malizia: il suono della tag richiama “Sex”, mentre nel vecchio nome “Seeso” le lettere richiamavano “Sesso”; hahah insomma oltre a ridarmi quasi le stesse lettere, il destino ha voluto anche far continuare in un modo o nell’altro il gioco sull’ “equivocità” del nome.
Qual è o quali sono le tue crew di appartenenza e che storia c’è dietro? Hai qualche aneddoto a cui sei particolarmente legato che racconta le avventure vissute con gli spray insieme ai tuoi soci?
La mia crew storica è ONE, fondata nel marzo del 2001 da Dase e Nesk (che poi cambiarono tag). Nonostante diverse azioni per celebrare il nome del gruppo, tra cui ad esempio un Wholetrain nella fine del 2002, quasi tutti hanno spinto molto di più nella crescita individuale del proprio nome, e forse per questo come crew siamo conosciuti meno rispetto ad altre, ma ci conoscono di più “come singoli Writer”. La polizia però conosce bene l’esistenza della crew; una volta si accostò a me una pattuglia mentre dipingevo un muro a Treviso, mi chiesero i documenti, e dopo che l’agente dettò le mie generalità via radio, sentii con le mie orecchie, attraverso il finestrino aperto: “Si tratta di Secse, membro della ONE crew”. Sono rimasto incredulo. Ovviamente avendo avuto dei guai diversi anni fa, non è un mistero chi io sia, ma mi aspettavo che la tag (e addirittura la crew) potessero essere eventualmente appresi ricercando tra i documenti del processo, non che emergessero anche da un normale controllo.
Nonostante il nome non sia un mistero per i “boys in blue”, credo ci sia invece una discreta confusione nello stabilire la lista dei membri per determinate ragioni, e nonostante mi piaccia la precisione, preferisco che venga mantenuta la confusione in certi ambiti, pertanto non mi metterò ad elencare i componenti del gruppo. Haha mettiamola così, sono troppo vecchio, ..me li sono dimenticati! Anche se ora come ora non è più la squadra che fu ai tempi (perché il tempo passa e certe cose smettono di essere quello che erano), ho dei bellissimi ricordi di momenti con la crew.Tra le cose fighe che ci legarono e consolidarono il nostro senso di squadra, sicuramente ricordo con piacere la prima metro a Milano, nel Marzo del 2002, dove eravamo tutti assieme ed era la prima volta in metro per tutti (salvo per Dase che abitava lì ed era già alla sua terza).
E ancora, nello stesso anno, ricordo il nostro primo wholetrain in Fs (questo era il primo wt per tutti) in Aprile, e poi un’altro in Dicembre con le tre letterone giganti “ONE” spalmate su 4 carrozze. Di quest’ultima sera in particolare ricordo con grande rammarico un dettaglio: prima di partire per “la missione” proposi ai ragazzi di fare una foto assieme per averne una con la formazione al completo, visto che ci eravamo trovati tutti; mi dissero che l’avremmo fatta al ritorno ed ovviamente non è stata poi scattata. Ogni tanto ci ripenso ancora che è stato un peccato perché sarebbe stato davvero figo avere una foto con noi tutti assieme. Aneddoti a parte, è molto divertente anche il fatto che il nome della crew coincida con il suffisso più conosciuto ed usato da tutti i Writer del globo…haha quando scrivo “Secse One” è sia il mio suffisso che la mia crew.
Comunque se qualcuno se lo stesse chiedendo, si, ONE è anche un acronimo: “Orgasm Never Ending” è il significato di queste lettere, chiaramente in inglese non corretto (ma nonostante lo sapessimo ci piaceva come suonava, ed abbracciammo l’opzione “licenza poetica” hahaha). Successivamente io pensai ad “Ogni Nuova Emozione” (che tra l’altro finiva a sua volta con “ONE” haha).
Proprio nei giorni in cui sto per consegnare questa intervista, è nata poi 444, precisamente il 7 novembre 2020; una crew che nasce in un periodo in cui vado verso i 40 anni e sto vivendo una “seconda stagione” che mi vede spesso in hall con gli amici o alle jam. Questo nuovo gruppo riunisce 4 persone della mia zona e delle mie frequentazioni che nonostante non siano più giovanissimi in tutti questi anni hanno comunque continuato a sbattersi senza fermarsi. Stili differenti ma impegno comune. Tutti abbiamo un bel background di treni, ci rispettiamo e siccome ci troviamo da anni a dipingere, è nata da parte mia la decisione di riunirci in un nome. Essendo costanti, dipingendo ogni settimana, (sia che faccia troppo caldo o troppo freddo ehhe..) e beccandoci da anni, unire le forze e le teste è stata secondo me una cosa intelligente (che forse avremmo già dovuto fare qualche anno fa) ed anche un nuovo stimolo per tutti. L’ambizione è quella di lasciare qualcosa “di livello”, ed essere un riferimento per le nuove generazioni, come per noi lo furono le crew con cui siamo cresciuti. Vedremo come andranno le cose!
Il significato? 4×4..richiama la potenza delle auto che hanno appunto tutte e 4 le ruote motrici, ed in più il fatto che essendo in quattro, anzichè “tutti per uno, uno per tutti” siamo appunto 4 per 4 ehhehe. Anche qui ce ne siamo fregati delle regole grammaticali ed abbiamo utilizzato il “4” che in inglese oltre al numero si usa per intendere “per”, ottenendo così un numero con tre cifre uguali, facile da ricordare e di maggior impatto. Se vuoi l’aneddoto sul nome, ce l’ho! Hehehe: l’unico prefisso telefonico italiano che ripete tre cifre uguali è proprio lo 0444, questo non l’ho detto nemmeno agli altri ma me lo ricordo perchè da ragazzino ne avevo parlato con una mia amica Writer originaria della zona di questo prefisso.
Come definiresti il tuo stile? Qual è secondo te l’elemento che più ti contraddistingue dagli altri writers e ti rende a tuo modo, unico? Ad esempio una tua caratteristica sono le frasi e gli aforismi che accompagnano i tuoi pezzi. Cosa c’è dietro questa scelta?
Definirei il mio stile allegro, pulito, estroso ed elegante.
“Allegro” perché comunque non si tratta di forme troppo rigide ed “old”, ma spesso sono più morbide e un po’ movimentate.
“Pulito” è un aggettivo che associo all’esecuzione dei pezzi, che cerco di fare abbastanza precisa, con gli angoli che si congiungono bene, gli outline dello stesso spessore, l’overline che non vada a “sminchiare” gli outline, insomma quei piccoli dettagli che fanno la differenza, (cosa che senza dubbio ho appreso anche grazie all’osservare Cento dipingere).
“Estroso” perché credo che in ciò che faccio emerga anche una componente di estro, se non è nel lettering (che a volte magari è più “classico”), lo è nella colorazione, e viceversa, se le tinte sono “piatte”, il lettering fa trasparire un po’ di spontaneità, di entusiasmo, che rende appunto i pezzi estrosi.
“Elegante”, perché nonostante siano delle forme che arrivano dal bombing su treno, (quindi con una base molto leggibile e di realizzazione veloce), hanno sempre avuto da parte mia una certa cura nell’esecuzione; oltre alla “pulizia” di cui spiegavo prima, tengo conto di alcuni aspetti e accorgimenti, al fine di rendere il tutto “funzionante”: ad esempio a volte il fare l’outline allo sfondo, utilizzare le cromie in un certo modo evitando troppo contrasto o, al contrario, enfatizzandolo. Senza fare il presuntuoso ma ragionando da “osservatore esterno” credo che nel complesso i miei pezzi risultino abbastanza “eleganti”.
E poi ovviamente, mi auguro di avere la caratteristica più importante di tutte: l’Originalità.
Se invece dovessi descrivere le mie lettere senza l’ausilio di specifici termini di riferimento come ho appena fatto, ti direi che i miei pezzi sono un connubio di forme squadrate e rotondeggianti, e forse questo li distingue, rendendoli un po’ più “caretteristici” e meno scontanti di altre cose. Di solito ti aspetti un pezzo tutto tondeggiante, senza angoli, o viceversa tutto squadrato, invece nel mio caso trovi entrambe le forme, e questo toglie loro un po’ di staticità e di ovvietà. Come spiegato prima le forme sono abbastanza leggibili, quindi non mi sento di definirli troppo wildstyle ma allo stesso tempo nemmeno troppo semplici, perchè negli ultimi anni hanno comunque una certa “ricerca del dettaglio” che a volte li rende un po’ più elaborati (con le dovute eccezioni dove mi diverto a dipingere delle lettere semplicissime).
In tutti i casi cerco di conservare la spontaneità. I pezzi troppo “leccati” non mi catturano, perché “sembrano adesivi” e non mi trasmettono quella sensazione del “Graffito fatto a mano”, che preferisco vedere, (anche se un pezzo è “pulito”), pertanto non utilizzo troppi “effetti speciali” o “tagli”.
Per quanto riguarda le frasi, confermo che sono una cosa che spesso accompagna i miei pezzi, anche se ultimamente le uso un po’ meno perché “disturbano visivamente” l’insieme e-o lo sfondo (idem per le dediche, da piccolo ne mettevo tantissime, ora no): trasmettono pensieri, riflessioni o punti di vista (a volte anche ovvi e-o banali, non sempre “filosofici”), permettono di esprimere delle cose che ho dentro e allo stesso tempo mostrano che dietro ai Writer ci sono delle persone pensanti, non “robot”, o “vandali” o “artisti”, (in base a quello che la società ha programmato in testa a chi li osserva affinché li ritenga gli uni o gli altri).
..Scrivi una volta la frase, scrivila due, scrivila tre volte, questa cosa negli anni mi ha caratterizzato.Ne ho scritte parecchie, dalle più profonde alle più demenziali, autoironiche, polemiche, romantiche, disilluse, fiere ecc., e molti (lo dimostra anche aver ricevuto questa domanda) mi ricordano anche per questo.
Come si è evoluto il tuo stile negli anni? Hai approcciato anche altre tecniche artistiche e supporti, oltre a spray, muri e treni? Sei interessato anche al lato dei circuiti “legali” o la tua attitudine è rimasta sempre legata a quella del writing duro e puro?
Per quanto riguarda l’evoluzione del mio stile, come spiegato nella risposta precedente, negli ultimi anni ho cercato di includere e-o curare magari certi dettagli che negli anni precedenti non contemplavo, a volte anche per ragioni di tempo.
Oltre a dipingere in hall of fame, negli ultimi anni faccio anche tele, non voglio pormi limiti, dopo tanto tempo non devo dimostrare più nulla e faccio le cose per il piacere personale di farle, ma resto comunque un supporter del Writing “puro”: treni e bombing sono la radice di tutto questo e sono sempre una cosa che amo osservare quando viaggio, o quando osservo l’operato della nuova scena nella mia città o regione. Per quanto riguarda i “circuiti legali” mi fa incazzare vedere che certe pareti che si meriterebbero i Writer, vengano invece assegnate molto spesso agli “street artist”, che hanno magari un terzo dell’esperienza formativa e che però godono di opportunità maggiori da parte delle istituzioni…(vabè vedendo come va il mondo, come meravigliarsi).
Credo che la gente dovrebbe essere portata a ragionare in modo meritocratico e conoscere la differenza tra street art e Writing. Non sono un hater della street art, ma va sottolineato il fatto che sia una cosa diversa dai Graffiti e che però grazie a questi ultimi abbia ottenuto lo spazio e la “dimensione” che gli viene riconosciuta oggi, godendo di una maggiore visibilità e considerazione a mio avviso non lecite e-o meritate, solo perché qualcosa di “fruibile” dalla massa attraverso le immagini figurative o i messaggi che veicola.
Secondo la tua personale esperienza quali sono gli elementi dirompenti e rivoluzionari che hanno fatto sì che la cultura dei Graffiti e dell’Hip Hop si diffondesse in tutto il mondo, facendo sì che anche il mainstream si appropriasse del suo linguaggio?
Credo che molti dei movimenti “indipendenti”, non ragionati a tavolino e slegati dalle logiche del business o delle “regole della società”, siano fighi, interessanti, spontanei ed originali. Inevitabilmente la loro “unicità” ed irriverenza li espone inizialmente a critiche e-o a repressione, ma quasi sempre col passare del tempo vengono poi conosciuti meglio e conseguentemente apprezzati e condivisi, in quanto appunto “genuini” e come dicevo prima spontanei, slegati dalle regole ed alimentati dalla loro stessa forza interna, cosa che tende ad affascinare chi li osserva poi più “da vicino”.
Il mainstream? Ci mette un po’ di tempo ma non si fa scappare nulla di “cool”, perchè sa che con la giusta promozione poi potrà trarne profitto; ed ecco che col tempo anche i Graffiti sono diventati “di dominio pubblico”, come lo è diventata la musica Rap, (ed ora lo è il suo sottogenere Trap).
Ora come ora però non mi sento di parlare di cultura Hip Hop e Graffiti come una cosa connessa, le cose ormai sono molto slegate, che questo piaccia o meno è però un dato di fatto dei tempi odierni. Ci sono rapper che non hanno la più pallida idea di chi siano certi Writer (anche storici) e conoscenze vaghe in merito ai Graffiti, e viceversa moltissimi Writer non ascoltano (o non hanno mai ascoltato) nulla di appartenente alla scena Hip Hop. Una prova “tangibile” di questo sono le jam. Gli anni Novanta hanno regalato giorni pazzeschi con sfide di rapper in freestyle, breakers e Writers che dipingevano nello stesso evento, oggi questa è un’eventualità più unica che rara, o ci sono i concerti rap (spesso in locali, discoteche e-o palazzetti), o ci sono le jam di Graffiti; è difficile trovare eventi che facciano coesistere tutto, se non in rari casi (che per la maggior parte riguardano piccole realtà di paesetti di provincia).
In questo momento della mia vita non mi sento deluso o arrabbiato per questa cosa, al massimo sono dispiaciuto che un Writer di oggi non abbia mai avuto l’opportunità di provare certe atmosfere sulla propria pelle e sicuramente sono felice di essermi goduto dei momenti davvero Magici e che ancora mi porto nel Cuore, dove l’energia di molte persone appartenenti a diverse discipline veniva convogliata tutta in un luogo. Certe nottate, viaggi ed esperienze rimarranno per me indimenticabili, ma tutto ha un suo corso, un’evoluzione, e se le cose sono andate in una certa maniera non è stato deciso a tavolino, ma semplicemente il susseguirsi degli eventi ha portato alla separazione delle discipline.
Chi sono state le tue più grandi fonti d’ispirazione artistiche e non, (non per forza di cosa legate al mondo del writing)?
Come Writer, le mie fonti di ispirazione come è abbastanza ovvio sia, sono legate principalmente al Writing, viaggiando molto fin da piccolo ho avuto degli esempi molto potenti e mi sono serviti come ispirazione e “guida”.
Come “persona”, i Graffiti mi hanno insegnato molto e mi hanno dato una certa consapevolezza e visione delle cose, ma nella mia formazione ha influito sicuramente anche tanto la musica, ci sono stati testi che mi hanno trasmesso molto e fatto ragionare profondamente (oltre al rap sicuramente anche Fabrizio De André è un nome che voglio ricordare), e poi tutta la marea di gente che ho conosciuto. I rapporti con gli altri ci arricchiscono di stimoli e spunti per riflettere, anche nel conflitto si impara comunque qualcosa, o sui propri limiti, o su quelli altrui.
Penso poi che anche considerare gli “stati modificati di coscienza”, come uno stimolo ed un accrescimento interiore, sia lecito, perché forniscono una chiave di lettura diversa della realtà, permettono di percepire delle altre cose (chiaramente se coordinati da una certa responsabilità nei confronti di sé stessi).
Diciamo che la Vita stessa è una continua ispirazione: situazioni e persone diverse ci danno tanti input, ma la “Stella” che seguo rimane il “Writing”.
Cosa è cambiato maggiormente in questo mondo rispetto a quando hai iniziato tu e cosa ti spinge ancora oggi ad essere competitivo, attivo e appassionato a questa cultura?
Prima di parlare di quel che è cambiato, credo sia opportuno focalizzarsi sulle ragioni e le dinamiche del cambiamento. La prima osservazione che mi viene da fare credo sia ovvia: come in tutto, l’inesorabile avanzare del tempo porta con sé delle mutazioni, perchè cambiando i contesti e i riferimenti in cui le persone crescono, cambieranno conseguentemente anche i risultati espressivi e i linguaggi. Insomma ogni epoca presuppone determinati cambiamenti ed ogni movimento (o quasi) avanzando muta e si contamina con quel che accade nella realtà circostante. Per questo non ho voluto costruire un muro tra la mia generazione e quelle nuove, che supporto e di cui sono contento di vedere l’operato.
Apprendere che c’è dell’attività e della buona volontà mi fa piacere, anche se ci sono delle cose però, che per amor di obiettività, non posso fare a meno di notare… Un’osservazione che trovo sensato fare, riguarda la diffusione che il movimento ha avuto negli anni. A seguito di tale diffusione ora “tutto è alla portata di tutti”, e di conseguenza il concetto di ricerca, e di “guadagnarsi le cose” è andato a scemare.
Si è perso molto il senso della ricerca e di conseguenza della scoperta, tutto è a portata di mano, a portata di “click”, o di messaggio (sai quante persone giovani mi scrivono e mi chiedono info o consigli per esempio?), ci sono questi mezzi e vengono usati, è normale, non è una colpa, fa parte di questo tempo e di questa generazione; ma assorbire le cose in una maniera o in un’altra fa la differenza nel tuo percorso formativo..questo va detto. Per avere alcune informazioni sulla scena (non tutte chiaro), ma anche per avere dei mezzi come spray buoni o tappini, oggi non devi farti più di tanto sbattimento, questo è anche ovvio essendo che la cosa è molto più diffusa, però questo ha tolto il senso del guadagnarsi le cose, e anche un po’ la concezione di quanto profondo e serio sia questo movimento, nonostante la spontaneità che lo caratterizza fin dalle origini.
Apprendere le cose con fatica, scoprirle mano a mano, a tappe, ti lascia una sorta di senso di responsabilità verso il Writing e probabilmente le lascia anche impresse più a lungo nella memoria personale. Oggi vige più la formula del “cerchi e trovi”, rispetto a quella del “ricerchi e scopri”. Un tempo dovevi trovarti nel luogo giusto con le persone giuste, e conquistare la loro fiducia o risultare “credibile” per poter ottenere le risposte alle tue eventuali domande; dovevi recuperare le fanzine che venivano spedite per posta o vendute a mano alle jam, e viaggiare, recarti in certi posti per vedere o fare determinate cose.
Non ha troppo senso però fare comparazioni, perché come detto prima tutto si evolve, ed è normale che la gente utilizzi i mezzi dell’epoca in cui vive, ma pur esulando dal becero confronto “ieri-oggi”, bisogna riconoscere come la reperibilità immediata di informazioni e di esempi abbia cambiato la percezione di certe cose ed il senso di consapevolezza verso di essa; succede quindi che qualcuno dopo aver visto qualche video si senta già “pronto” per determinate esperienze, pare che anche senza un background formativo (la famosa “gavetta”) tutto sia da subito lecito, ovvio e-o non vada più “guadagnato”. Osservare certi comportamenti se non altro trasmette questa idea.
Spesso mi accorgo (e senza fare il presuntuoso, ma ho una discreta esperienza per valutare) che certe persone non sanno nemmeno bene cosa stiano facendo, non hanno la più pallida idea delle origini di ‘sta cosa, (e non dico a livello mondiale, ma neanche della loro nazione e-o città), eppure li vedi chiacchierare ed esporre le loro ambizioni come fossero dei veterani. Io apprezzo le persone con entusiasmo, ma preferisco quei ragazzi che fanno un po’ di domande, che si pongono dei dubbi e che non “bruciano le tappe”, insomma che mostrano la voglia di ricerca, che trasmettono la volontà di scoprire e sopratutto capiscono che c’è molto da imparare prima di insegnare…..
Credo che certe persone a volte abbiano difficoltà a capire il proprio status, e diano per scontate molte cose su cui invece dovrebbero interrogarsi maggiormente. Mi piacerebbe vedere una maggiore umiltà, e che alcuni comprendessero che anche se stanno facendo le loro esperienze, non hanno ancora raggiunto determinati livelli di “maturità” all’interno del movimento, quindi anche se stanno vivendo i giorni più emozionanti della loro Vita attraverso questa cosa, di fatto il loro apporto per la scena è ancora poco concreto, per quello ci vorrà più tempo, invece molti si sentono “arrivati” inciampando in atteggiamenti saccenti ed irrispettosi, che alla fine penalizzano sia la “qualità” della scena, sia loro stessi.
Una volta come ora, i Writers erano molto in competizione, (senza mancare di egoismo e stronzaggine), ma un tempo questo accadeva pensando anche alla scena, c’era sempre un occhio di riguardo nei confronti del movimento, una volontà di mantenere un certo “Livello” (non parlo solo di stile ma di consapevolezza di quel che è il Writing, le persone sapevano quanto era importante questa cosa, sai, c’era quel concetto di “reale” vs “sucker”). Oggi spesso sembra che lo studio venga un po’ meno e che la gente si limiti a pensare solo alla propria cerchia di persone e al proprio divertimento, che se ne fotta del movimento collettivo e di lasciare/trasmettere qualcosa a chi verrà, e questo mi dispiace. E’ importante prendere ma è anche importante dare. Ecco, forse questo è un netto cambiamento.
Oltre a questo credo ci sia anche un abuso abbastanza diffuso dell’utilizzo dei termini “Toy” e “King”, che vengono utilizzati senza una reale obiettività ma sulla base di amicizie, simpatie ed antipatie, con valutazioni non oggettive ma di parte, e talvolta così improbabili che anche una persona esterna ai Graffiti riuscirebbe a capirne la scarsa credibilità. Questo è un “vizio” che si protrae in realtà da molti anni, ma mai come in questa epoca ho sentito attribuire in modo così inappropriato questi termini, e a questo punto credo che molti non nè conoscano nemmeno bene il vero significato.
Il “King” è bene ricordarlo, non si diventa solo con l’attività assidua, ma con l’esperienza di molti anni, non lo si è solo perché si ha l’attitudine, ma ci vuole anche la consapevolezza….e non dimentichiamolo…lo Stile! Poi sempre su questo tema, c’è un’altra categoria: quelli che si autodefiniscono “King”…no comment.
Un’altro aspetto che negli ultimi anni noto è un dislivello eccessivo tra l’importanza data all’azione o il luogo/superficie in cui si dipinge e l’importanza data a quello che è la caratura stilistica di un Writer. Anche questo forse è dovuto alla formazione “frettolosa” data dall’immediata reperibilità di input di cui parlavo prima.
Noto anche che c’è una conformazione abbastanza presente in quasi tutti i Paesi (con le dovute eccezioni, ci mancherebbe), essendo che la diffusione delle immagini attraverso internet e la possibilità di viaggiare a prezzi molto minori, ha accorciato un po’ le distanze e dettato “trend” che hanno appiattito quello che erano le peculiarità stilistiche di ogni nazione e-o città. Rispetto ad anni precedenti manca molto il concetto di identità stilistica, chi copiava anni fa era un “suker” e le fanzine non lo pubblicavano, ora chi non fa i pezzi con determinati “elementi/clichè” sembra quasi sia “out of games”. Chiaramente ironizzo, anche se aimè una punta di verità c’è. Con tutto questo lungo discorso non sto dicendo quale epoca sia peggiore o migliore (anche se ho il mio parere in merito), mi limito ad analizzare solo le differenze, chiaramente argomentando la mia analisi.
È importantissimo secondo me staccarsi da quello che è il pensiero personale e immergersi in quello che sta accadendo, stare a contatto con i nuovi player della scena e rimanere aggiornati cercando di evitare di inciampare nel “era meglio prima” (anche se potrebbe essere un pensiero lecito su certe cose), ma credo che alla fine di tutto, la storia “parli” ed abbia sempre “parlato” (anche se spesso manipolata)…tutti sanno chi sono i veri King quando passa del tempo, i fatti parlano più delle parole stesse e degli atteggiamenti “da tifoseria”.
Per quanto riguarda invece la seconda parte della domanda, ti dirò che in questa fase dalla Vita sono mosso dalla Passione più che dalla competizione, anni fa era diverso, volevo affermarmi, poi un po’ mi sono fatto conoscere, e un po’ ho capito che per quanto la competizione serva a stimolare, ognuno è Unico e quindi meglio che si concentri sul far crescere la propria unicità anziché guardare se gli altri fanno meglio o peggio. C’è sempre qualcuno più scarso di te, come arriverà sempre chi ti spacca il culo. Ricordatevelo! ..E chi non capisce o non accetta questa cosa lo riconosci subito, perchè ha la pelle “verde invidia”.
Spero di essere stato di stimolo per gli altri, se così fosse non potrei far altro che sentirmi orgoglioso di questo. Comunque sia, preferisco stare sereno e coltivare le mie cose, ovviamente continuando ad osservare tutto quel che accade, e mantenendomi aggiornato sulla scena.
Sei appassionato anche ad altri ambiti e discipline? Quali sono le tue passioni al di fuori del writing?
Oltre al Writing mi piace moltissimo la fotografia “documentativa” (atta a fare reportage), quindi non prettamente “artistica” (con esposimetri o determinati accorgimenti). In ogni caso, sia di un tipo o dell’altro, credo che per una buona foto, per quanto banale essa possa essere, serva sempre un “buon occhio” e del buon gusto da parte di chi scatta.
Fare foto mi rilassa, mi fa stare bene fin da piccolo, oltre ad aver lasciato dei documenti preziosi.
Mi piacciono poi i vestiti, mi guardo spesso le vetrine, osservo gli stili, i tessuti, i colori, i pattern, le grafiche, per anni ho lavorato nell’abbigliamento e credo che anche questo mi abbia orientato un po’ verso un’osservazione con molteplici punti di vista. Anche le scarpe coi tacchi mi han sempre affascinato, per un periodo le fotografavo.
..Non ultimi i Gatti (veri dominatori mondiali hehe) e gli occhiali “stravaganti”, di cui ho una grossa collezione.
…Hahaha avrei anche una lista delle cose che non mi piacciono per niente, ma non la scrivo perché temo sarebbe ben più lunga di quella appena fatta…E voi ci avevate mai pensato?
“Sono più le cose che vi piacciono o quelle che detestate?” …ecco, ho un’altra frase da scrivere vicino a un pezzo! Hahahaha.
Vorresti aggiungere qualcosa che non ti abbiamo chiesto o hai dei progetti futuri che vorresti condividere con il nostro pubblico?
Ringraziandovi ancora per l’opportunità, voglio suggerire alcune cose in ambito Graffiti: mettete sempre la data accanto ai pezzi (anche nei bozzetti), cosicché non avremo in futuro il “cancro” delle date spostate apposta indietro dai Writer insicuri per “farsi gioco”, e delle date inesatte che inquinano la storia. La precisione è fondamentale per la ricostruzione storica! E la storia trasmessa in modo obbiettivo è importante.
Rispettate il prossimo e anziché fare mille scazzi pensate alla scena globale, avete la responsabilità di farla vivere, fatela vivere al meglio! La violenza non serve a un cazzo nella maggior parte dei casi. “Knowledge is the Key”.
Esulando dal Writing mi sento di trasmettere anche questi suggerimenti/spunti: rispettate tutti gli esseri viventi. Il fatto che ci siano diverse specie più o meno degne di rispetto è una follia programmata dalla società nelle teste della maggior parte delle persone. Meat is murder!
Non abbiate paura di ragionare con la vostra testa! La Vita è una, è assurdo limitarsi per paura del parere negativo altrui. Cercate di comunicare ed esprimere quello che siete ed elevare le vostre qualità, ognuno ha le sue. Ricordatevi che un giorno si muore, a volte serve a prendere (o non prendere) alcune decisioni.
Finito il “pippone filosofico”, “dulcis in fundo”, vi parlo di quello che attualmente è il progetto più importante per me: sto lavorando al mio libro, dove racconterò il mio quarto di secolo di Writing. Ci vorrà ancora un po’ però..non tanti anni ma nemmeno pochi mesi..Stay tuned.
Un saluto a Throw Up Magazine,
Francesco SE©SE, Ottobre-novembre 2020 aka 1984..
Grande Sisaglia, parole che toccano e riscaldano! Date un po’ retta al vez, qui.
Word! <3