Intervista a Hot in Public: il writing come scuola di vita
Hot in Public a.k.a. Coal ci spiega come secondo lui “il writing e la street art possono insegnare un atteggiamento diverso nei confronti della strada e della società” e possono diventare “strumento di protesta e di affermazione della propria identità”…
Perchè Hot in public? O è meglio chiamarti Coal? Qual’è la differenza?
Hot in public era il nome di un’associazione che ho fondato con alcuni amici nel 2005. Ho iniziato in quel periodo a promuovere un po’ questo nome. Dopo qualche anno l’associazione si è sciolta ed ho deciso di utilizzare il nome come tag, al posto di Coal che è la tag che ho usavo dal ‘97 credo.
Quando e perché ti sei avvicinato alla disciplina del writing?
Mi sono avvicinato al writing nel ‘95. Ero alle superiori. Continuavo a guardare il mio vicino di banco “scarabocchiare” delle cose fighissime su dei foglietti ed a un certo punto gli chiesi cosa stesse facendo. Mi disse che quella roba si chiamava writing e che stava studiando la sua tag (che era Kes della crew GS). Ho iniziato subito a studiare e a scarabocchiare. Dopo poco ho scoperto di avere una nuova roba divertente da fare. Mi sono preso la mia razione di insulti (che definirei costruttivi) e gli insegnamenti degli amici che ho conosciuto e che già praticavano. Tutto ciò mi ha sicuramente stimolato ad approfondire questa cultura.
Qual’è la tua principale fonte di ispirazione quando dipingi?
Un po’ tutto, dalle notizie che sento o che leggo al mio stato d’animo. Il writing a volte lo considero semplicemente liberatorio ed altre volte lo utilizzo per comunicare pensieri ed idee…dipende dal contesto e dal momento.
Come definiresti il tuo stile? Parlacene…
Bella domanda 🙂 non saprei come definirlo… è variabile. Adesso sto lavorando ad uno stile molto grafico e pulito che, a detta di un amico, ricorda alcune grafiche che si possono fare con illustrator ( che io non so assolutamente usare). La cosa sinceramente mi piace, o meglio, mi piace cercare di utilizzare uno stile che ricordi il “freddo” mondo digitale e renderlo “caldo” attraverso le tematiche o i soggetti trattati.
Oltre alle “murate” quali altri supporti utilizzi? Quali tecniche preferisci?
Nel corso degli anni ho usato vari supporti, dipingendo con varie tecniche su tele ad altri materiali. Sicuramente la superficie che preferisco è il muro, e la tecnica con cui mi esprimo più facilmente è quella della vernice spray.
Pensi di aver completato la tua evoluzione stilistica o in che direzione pensi di evolvere il tuo stile ulteriormente?
Non credo si completi mai la propria evoluzione stilistica e credo sia questo uno dei motivi per il quale abbia costantemente voglia di dipingere. Sinceramente non saprei dire quale direzione prenderà la mia ricerca, immagino che dipenda da molti fattori tra cui banalmente il corso della vita e le persone che incontrerò.
Il writing o la street art più in generale secondo te possono avere un ruolo nell’educazione dei più giovani? Quale? E che messaggio sociale vorresti lanciare con le tue opere e più in generale,secondo te, trasmette la street art?
Sicuramente hanno un ruolo nell’educazione. Il writing piuttosto che, più in generale,la street art insegnano ad avere un approccio ed un atteggiamento diverso nei confronti della “strada” e della società. Fanno riflettere sui concetti di pubblico e privato, di legale ed illegale e possono essere utilizzati come strumento sia di protesta che di affermazione della propria identità.
Oggi rispetto a quando hai iniziato tu a dipingere cosa è cambiato?
È cambiata la società, quindi è cambiato anche il mondo del writing. Nello specifico il modello con cui sono cresciuto era fatto da regole che mi sono state insegnate dalle persone che avevano più esperienza di me. Queste regole erano state tramandate a loro volta dai primi che, in Italia, erano entrati in contatto con questo mondo “importato”. Sottolineo questo passaggio per porre l’attenzione sul fatto che il contesto in cui è nato il writing fosse ben diverso da quello in cui vivevo appena ho iniziato e ancora più diverso da quello che è adesso. I valori e le regole di una cultura non sono innati, vengono insegnati e tramandati. Tutto ciò per dire che, in questo ambito (e non solo) sento molto lamentarsi del fatto che gli ultimi arrivati non abbiano più rispetto per come era prima e bla bla bla… ecco credo una buona parte della responsabilità ce l’abbiano anche le persone che non hanno fatto questo passaggio di “insegnamento”, a mio avviso, nel modo corretto . Toccando anche un argomento attuale come quello dei social network. Questi ultimi non sono ” il male”, ci sono, e come per tutte le cose è importante farne un uso consapevole. È normale che influenzino anche le varie culture di strada…Resta il fatto che la strada sia la strada e mi piace girare riconoscendo le strade grazie ai pezzi, ai bombing, ai throwup, ed alle tag che ci sono.
Hai già avuto occasione o hai intenzione in futuro di seguire tanti tuoi colleghi ed esporre i tuoi lavori in mostre/gallerie/eventi?
Sì è una cosa che ogni tanto faccio, non ho nulla in contrario, anzi. Resta il fatto che poi alla fine mi annoio a non dipingere sul muro…quindi cerco di dedicarmi più ad eventi in cui possa esprimermi sul supporto che preferisco.
Ad un ragazzino che si approccia ora a questa nobile disciplina cosa gli diresti o consiglieresti?
Spesso per lavoro mi ritrovo in questa situazione ed il consiglio è sempre lo stesso e molto semplice: vai in giro e guarda, osserva e studia quello che vedi e informati da dove viene. E poi, ovviamente, disegna e dipingi il più possibile.