Impo, creatività e dedizione per dare forma anche all’impossibile
Impo (BN Crew) si racconta in esclusiva su Throwup Magazine, spiegando come lo studio attento di questa disciplina e la continua sperimentazione artistica siano le basi per raggiungere traguardi imp-ensabili.
Ciao Impo. parlaci di quando è iniziata la tua passione per questa nobile disciplina del writing e quando hai iniziato ad avere dimestichezza con gli spray?
Ciao ThrowUp Magazine e lettori, innanzitutto grazie per questa intervista e relativo interesse nella lettura, il mio approccio nel writing è cominciato nel 1994 dall’osservazione di questo movimento artistico che dilagava e si espandeva a Milano in quegli anni, parallelo allo sviluppo della filosofia e della pratica di allenamento nelle 5 discipline dell’HipHop in Italia. Ho passato i primi anni a “bozzettare” incessantemente su carta con matite, penne bic, colori acrilici ed acquerelli per creare e ideare soggetti unici e personali, attività di studio essenziale per l’originalità e creare novità, cose ancora non viste, mentre mi cimentavo a dipingere su muro e metallo con gli spray. Solo dopo 3 anni, dal 1997 in poi sono riuscito ad avere una buona padronanza delle bombole e a cominciare a fare veramente ciò che desideravo, la costante pratica ed impegno poi ripagano. Ovviamente dopo quasi 24 anni di pratica non ho mai smesso di “bozzettare” su carta, lo studio dovrebbe essere costante.
Qual’è la storia dietro il tuo nome d’arte? Ha un significato ben preciso? Parlacene
All’inizio scrivevo Neon, poi Simp, ma mi accorsi che esistevano già e quindi diventai Imp (nome del diavoletto della mitologia nordica) ed infine Impo, nome che mi ispirò tantissimi soggetti figurativi (impettito, impostore, importante, impedito, imperiale.. ecc) decidendo quindi di non dipingere ed evolvere lettere, ma di sviluppare esclusivamente puppets e figurativi talmente unici e personali che rinchiudessero nell’immediato sguardo il mio stile e di conseguenza il mio nome da battaglia.
Infine nel 2001 mi sviluppai ancora in ImpoSsible, provando a contraddistinguere la mia produzione artistica verso qualcosa di ancora più nuovo, di mai visto e super-sperimentale, cominciando a dipingere anche tele, creando scenografie, sculture e cimentandomi con la computer art/video arte performativa, tendendo verso una produzione multidisciplinare e poliedrica.
Parlaci della tua crew e come hai iniziato a farne parte. Preferisci dipingere da solo o insieme al tuo gruppo? Qual’è la differenza?
Sono entrato in BN crew nel 1996 convocato da amici dei quartieri di Milano ovest (Baggio Nation) che già da anni frequentavo e con cui già spesso dipingevo, avendoli conosciuti mentre inaspettatamente distruggevamo insieme (di tags) il vagone della metro andando verso Cologno a prendere i colori dalla “Vecchia”, uno dei primi colorifici della città dedicati alla vendita di spray per i graffiti all’ingrosso.
Ho sempre dipinto in compagnia con il piacere di creare figurativi che intervallassero le lettere dei miei soci, per poi occuparmi anche di sfondi comuni per sviluppare murate di crew più complesse e integrate. Molto raramente in strada ho dipinto muri e treni da solo, per me il writing è una attività di interazione e di gruppo, la crew potenzia il singolo! Da solo dipingo su tela, altri supporti e creo arte contemporanea sperimentale.
Quali sono i passaggi importanti nella storia del writing che devono essere tramandati?
Le origini oltreoceano dei 70/80; l’espansione nel mondo e la scena Europea: in Francia, Germania, UK, Svizzera, Spagna e Italia; il wildstyle e lo psychofuturist style, lo sviluppo degli anni 90/2000 con la produzione di marche di colori dedicati alla sprayart che hanno alzato il livello stilistico e la produzione; l’introduzione e l’evoluzione della Streetart dell’ultimo quindicennio.
Raccontaci un po’ della tua vita prima di essere Impo e raccontaci chi è Impo adesso e qual’è la sua attitudine nella vita di tutti i giorni. Il Writing ha influito sulla formazione del tuo carattere?
Tra i quattordici e i quindici anni ero appena entrato al liceo artistico, molto curioso e intraprendente verso culture spontanee: skate, punk e heavy metal/power metal; la pratica costante del KungFu Shaolin e dello snowboard… le mie origini. Poi l’avvento dell’HipHop (una grande cultura di strada basata sull’evoluzione personale e di gruppo, ora sociale e di massa) che miscelai quindi con le attività delle mie origini soprattutto praticando il Writing, ma anche la Breakdancing e Beatboxing.
Oggi come da 15 anni a questa parte amo creare arte sempre nuova e mai vista, sperimentare ed unire linguaggi e tecniche differenti, sempre affamato di scoprire e trovare soluzioni stilistiche e nei contenuti, dalla pittura, alla scultura, al mondo digitale e quello performativo.
Ovviamente gran parte della mia vita è stata influenzata dalla disciplina del Writing: il desiderio nel perpetuo miglioramento anche nel quotidiano, la voglia di superare il limite tecnico e di originalità in molte attività, la costante ricerca della novità nelle produzioni, uno stile di vita unico.
Com’è evoluto il tuo stile negli anni? Parlaci dei supporti su cui preferisci lavorare oggi e delle tecniche che adoperi.
Nei primi anni l’intento era sviluppare delle “serie” di puppets, inventare cioè personaggi dalle caratteristiche uniche e personali da dipingere come un logo, da ripetere a jam e murate per portare avanti il mio nome: Hiphopotami a tre occhi, clowns, dinosauri meccanici, nasi lunghi..ecc
Inventare personaggi era il mio unico intento. Dopo passai ai backgrounds e ai più svariati puppet in totale freestyle mentre per qualche anno ho studiato sola tecnica di bombola per poter dipingere soggetti fotografici e piccole superfici sotto il metro quadrato con temi e particolari di senso compiuto. Successivamente mi dedicai alle live performance pittoriche e alla ricerca di soggetti Impossibili, stilisticamente e tecnicamente ricercati, la serie dei mondi metropolitani sferoidali, quelli in svolgimento prospettico e delle megalopoli stile wired. Poi c’è stato il periodo delle sperimentazioni digitali e delle sculture in ceramica, il mio avvicinamento al mondo del Kustom e dell’aerografia.
Per molto tempo sono stato un purista della bombola: mano libera senza mai alcuna agevolazione/maschere/stencil su qualunque supporto, dal muro, al pannello, alla tela. Successivamente ho sperimentato un mix di tecniche con strumenti da strada: pennarelli indelebili e a vernice, cariche di Grog e MrBlack di vari colori, spray di varie marche.
Oggi sono per una tecnica mista su supporto digitale per la pittura, sculture in polistirolo trattato per il grande formato e ceramica per il formato medio/piccolo e per le raffinatezze.
Parlaci di come definiresti concettualmente l’espressione artistica che c’è dietro i tuoi disegni e le tue sculture
Neosurreale e ultraPop, visionaria e impossibile, idee tese al futuro, soggetti rivolti alla fantascienza, all’inevitabile processo evolutivo e tecnologico dell’uomo.
A quali artisti ti sei ispirato negli anni? Oggi fiuti nuovi talenti?
I miei maestri e riferimenti sono stati Zeta (THP), Sisma, Bodè, Toast (TWS), Eron, Can2, Phase2, Futura2000. Di grande riferimento illustratori come HR Giger, Enky Bilal, Druillet, Moebius, Todd McFarlane, Castellini, Greg Capullo; nell’arte Leonardo da Vinci, Michelangelo, Rembrant, Monet, Picasso, Rodin, Arnaldo Pomodoro, Dan Flavin.
Trovo oggi potentissimo Odeith nelle anamorfosi e fortissimi gli spagnoli Belin, Pichiavo e Felipe Pantone nelle idee e realizzazioni.
Che consigli daresti ai ragazzi che si approcciano al mondo del writing?
Chi oggi si avvicina al mondo dell’ Areosol-Writing è molto coraggioso e sicuramente estroverso ed esibizionista, ma consiglio di dipingere per se stessi, per il piacere di farlo e di farlo godere al casuale fruitore che passa in strada o in stazione dal vivo. C’è stato un tempo in cui si dipingeva solo per passione e non per pubblicare, si facevano foto con macchine a pellicola e molte spesso non venivano bene, io da purista ho passato anni a non fotografare perché le mie produzioni erano uno spontaneo “regalo” a chi le vedeva. Era un metodo per non produrre solo ed esclusivamente per magazines o fanzine cartacee che le pubblicavano. Poi c’è stato l’avvento del digitale e dei social…
In più consiglio di dipingere solo lettere o soggetti molto originali, esteticamente accattivanti e unici, insisto sul “mai visto” ed estremamente personale, studiando molto bene l’uso delle tinte cromatiche, la tecnica pittorica e il relativo utilizzo dello spray. Ovviamente oggi c’è tantissimo materiale online ottimo per ispirarsi e capire ciò che è già stato fatto, ma i codici della pittura del writing sono infiniti e contengono innumerevoli possibilità espressive. Buon lavoro/divertimento!
Hai dei progetti futuri? Dove e come ti vedi un domani?
Ovviamente continuerò a sperimentare con i linguaggi e tecniche che fino ad ora ho appreso, a produrre di più non solo per ricerca ma anche per fini espositivi e commerciali. Mi piacerebbe molto viaggiare e dipingere in molti luoghi, dall’Italia al mondo. Sto anche elaborando storie e sceneggiature per film e libri, scrivendo per portare a teatro performance artistiche poli-formi. Devo solo vagliare e decidere tra le infinite possibilità di un universo impossibile.
Grazie per l’intervista Raga!
Super top 🙂
Bravissimissimo |!!!!
Grande Lelazza🤟😒