Errol Holden: «Il mio stile è estremamente realistico e autobiografico».

Prendete immediatamente nota del nome Errol Holden, perché è uno dei liricisti più crudi e autentici della scena hip-hop underground di New York attuale. Il suo stile è profondamente radicato nel realismo, autobiografico e con una profondità che solo qualcuno che ha veramente vissuto la strada può catturare. Dopo anni nell’ombra, Errol sta finalmente ricevendo il riconoscimento che merita, con il supporto di leggende come Cam’ron e Roc Marciano. In questa intervista, riflette sul suo percorso: dalla decisione consapevole di lasciarsi alle spalle la strada all’influenza duratura della Nation of Gods and Earths dei 5 Percenters su di lui e sulla sua musica, al suo ultimo progetto Supreme Magnetic. Inoltre, ci preannuncia alcune cose interessanti sul suo futuro

Peace Errol, grazie per il tuo tempo. La prima volta che abbiamo ascoltato il tuo ep “Hans Zimmer” l’anno scorso, siamo rimasti senza parole, chiedendoci: “Chi cazz* è questo?!”. Approfondendo la tua musica, abbiamo capito che il tuo talento lirico, il carisma e le tue metriche riflettono l’esperienza di chi ha davvero vissuto le strade di New York. La tua penna trasmette un’esperienza di vita straordinaria, eppure la tua musica ha iniziato a emergere solo negli ultimi anni…

Perché pensi che il tuo talento stia emergendo solo ora? È stata una scelta personale basata sulla tua storia o credi che la scena Hip-Hop non si fosse ancora accorta delle tue capacità?

La scena Hip-Hop non si era accorta delle mie capacità prima. Tutto qui.

Il passaggio dalla strada a una carriera musicale è stata una scelta consapevole o il risultato delle circostanze?

Lasciarmi la vita di strada alle spalle èstata decisamente una scelta consapevole. Ho lasciato la strada di colpo, da un giorno all’altro, e ho detto: “Ho chiuso con questa vita, non posso più farlo”.

Di recente hai ricevuto il supporto di Cam’Ron, in passato sei stato affiliato con la Mass Appeal di Nas e ora sei legato all’etichetta indipendente di Roc Marciano, PIMPIRE International, con un accordo di distribuzione tramite Roc Nation. Come sei entrato in rapporti con queste leggende dell’Hip-Hop? Quando e come hanno riconosciuto il tuo talento?

Sai, tramite il più grande strumento di marketing: il passaparola. Tutto qui. Credo che queste leggende (Cam’Ron & Roc Marciano ndr) abbiano apprezzato quello che hanno sentito. Non saprei dirti esattamente quale progetto li abbia colpiti, ma si sono avvicinati e gli è piaciuto ciò che stavo facendo.

Cosa puoi dirci della tua affiliazione con l’etichetta di Roc Marciano?

Beh, lui sta facendo il possibile per supportarmi. Presto lavoreremo insieme, abbiamo un paio di cose in cantiere.

Come vedi Harlem oggi rispetto a quando eri bambino?

Harlem oggi è gentrificata. Io sono cresciuto in un Harlem tutta nera, sai, nella zona Ovest. Ai tempi, gli unici bianchi che vedevi erano poliziotti, vigili del fuoco, forse qualche paramedico e insegnante. Era così. Poi i tempi son cambiati e Harlem ha iniziato a gentrificarsi.

Parlando del tuo album di debutto Joe Frog, hai detto che i tuoi testi sono il riflesso di esperienze reali. In che modo la tua vita e il tuo passato hanno influenzato il tuo stile lirico?

La mia vita e il mio passato hanno influenzato totalmente i miei testi. Il mio stile è profondamente realistico, è autobiografico. Non c’è molta immaginazione dietro questa roba…Sono semplicemente io che ricordo e rielaboro alcune situazioni e scenari reali. Potrei fare un album intero solo con gli eventi di una settimana della mia vecchia vita che facevo.

Prima di quest’ultimo SUPREME MAGNETIC Hai pubblicato un solo album ufficiale, “Joe Frog” (2022) e alcuni EP come “SKITSOMANIFESTO” e “HANS ZIMMER”. Abbiamo letto che “Joe Frog” è un omaggio a tuo padre. Puoi spiegarci come ha influenzato il concept dell’album?

 Sì, “Joe Frog” (2022) è senza dubbio un tributo a mio padre. Non era un padre assente, ma è caduto vittima della dipendenza di sostanze stupefacenti. Però mi ha insegnato tanto, mi ha dato molto. Per semplificare, volevo semplicemente rendergli omaggio e fargli sapere che sto finalmente dando a me stesso una possibilità, come mi diceva sempre.

Era la frase preferita di mio padre: “Dai a te stesso una chance, man”. E ora finalmente lo sto facendo, ma in qualcosa di diverso dalla vita di strada. Perciò, lo sai, è questo l’omaggio che gli sto rendendo…

Puoi raccontarci il processo creativo dietro i tuoi progetti?

Il mio processo creativo? Non voglio renderlo troppo complicato: ascolto il beat e lascio che mi guidi, mi parli. Davvero non è così complicato: ascolto il beat e qualunque cosa mi dica, è il beat che detta il tono della mia voce, lo sai…è come se mi parlasse. Il primo verso che mi viene in mente mi dà la direzione da seguire. Il mio processo creativo è decisamente organico.

Mi dico cos’è questa cosa?…chi sono io? Cosa sento? Cosa penso che dovrebbe essere detto su questo? Capisci cosa intendo? E poi, come posso mantenere l’ascoltatore interessato?

Sai, perché le strutture delle mie canzoni, come vedi, non sono tradizionali. Quindi, mi invento modi, piccoli trucchi ingegnosi per tenere l’ascoltatore coinvolto, perché so che il mio stile di rap è un po’ prolisso. Quindi, sai, ci sono molte piccole cose che mi piace fare, ma sì, per la maggior parte, lascio semplicemente che sia il beat a guidarmi.

 

Hai recentemente pubblicato SUPREME MAGNETIC. Cosa c’è dietro la scelta di questo titolo? Puoi parlarci degli artisti e produttori coinvolti?

La maggior parte dei produttori in questo progetto sono poco conosciuti, ma sono fortissimi, molto dediti alla loro arte.

Il titolo Supreme Magnetic ha diversi significati. Ha radici nella Nation of Gods and Earths in quanto mi considero Supremely Magnetic, capisci cosa intendo?

Infatti i tuoi testi fanno spesso riferimento alla filosofia dei Five Percenters e della Nation of Gods and Earths. Quando, come e perché hai abbracciato questa filosofia? Harlem è spesso chiamata “The Mecca” in questo contesto — quanto questa cultura ha influenzato le strade di Harlem e il tuo percorso personale?

Mi sono avvicinato alla Nation of Gods and Earths da bambino. I miei cugini più grandi — Quitto, Ruckman e altri — ne facevano parte. Crescendo mi sono un po’ allontanato, poi ho preso la Shahada e sono diventato musulmano. Ma nel 2006 ho deciso di tornare alle lezioni che avevo imparato da piccolo, ed è qualcosa che ha sempre fatto parte della mia vita.

 

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